Donne e Giappone: 3 consigli di lettura al femminile

Un altro 8 marzo è arrivato, anche quest’anno vissuto in una situazione di totale incertezza, con dati allarmanti per quello che riguarda la realtà di molte donne, sul fronte lavorativo e familiare. Ovviamente, è un periodo difficile per tante persone, ma purtroppo essere donna rappresenta in molti, troppi casi, un ulteriore motivo di difficoltà.

Approfitto di questa Giornata Internazionale della Donna per parlare di libri, di scrittura al femminile: un modo per avvicinarsi a realtà differenti, e per arricchire il nostro punto di vista. Per questo motivo oggi ci tenevo a proporvi la lettura di testi scritti da donne nel Giappone degli ultimi anni. Negli anni passati, avevo dedicato un veloce excursus sullo sviluppo della letteratura delle donne in Giappone, in epoca moderna e contemporanea (dove trovate anche alcuni consigli di lettura).

Oggi, invece, ho deciso di dare uno sguardo più da vicino a tre libri diversi di tre autrici giapponesi contemporanee, per indagare il mondo femminile, la vita, il lavoro, la famiglia, in un percorso temporale che ci permetta di osservare periodi differenti.

Tre libri che affrontano temi e punti di vista differenti, ma che ci permettono di analizzare i mutamenti nella società giapponese. La riflessione da cui parto è, quanto sono cambiate le cose negli anni?

Con il primo libro di oggi, diamo uno sguardo agli anni Ottanta in Giappone.

1. L’ultimo volo per Tokyo

L’ultimo volo per Tokyo, di Hayashi Mariko (traduzione di Anna Specchio, Atmosphere Libri) è una raccolta di cinque racconti scritti tra il 1984 e il 1985, accomunati dall’avere per protagoniste donne che si muovono all’interno di una società completamente rinnovata.

Siamo negli anni Ottanta, gli anni della bubble economy, quelli in cui il benessere generalizzato crea anche per le donne inaspettate opportunità di lavoro, e con esse nuove frequentazioni. Il numero delle donne che lavorano sale vertiginosamente: che siano donne in carriera o cassiere part time, ora hanno introiti che sollecitano all’indipendenza e al superfluo, a nuove relazioni sociali, ad incontri di meritata, seppur effimera, serenità, a diversa consapevolezza di sé e di quanto esiste fuori dalle mura domestiche.

Hayashi in questi racconti ci permette di indagare il mondo di cinque donne, molto diverse tra loro, ritraendole nella loro quotidianità, nella loro vita: non ci propone mai una visione dirompente, o eventi che destabilizzano il fluire della narrazione, non si possono certo definire racconti femministi in senso assoluto, tuttavia possiamo osservare le protagoniste per quelle che sono, nei loro pregi e difetti, così reali, così tremendamente simili a noi, in storie che possono raccontare la realtà di ciascuna di noi.

Così facciamo la conoscenza di Midori, che è riuscita ad avviare una carriera che la porta a viaggiare spesso, e si ritrova alle prese con il suo ex fidanzato; Hiroko, una scrittrice in erba in ricerca di ispirazione; Reiko, una giovane madre con problemi matrimoniali; Kuniko, giornalista freelance amante del buon vino e, infine, Kuniko, che in una trasferta a Kyoto si innamora del suo collega.

Cinque racconti su donne che lottano, che non smettono di sognare e di portare avanti le loro passioni in un mondo ancora troppo spesso coniugato al maschile.


Il secondo libro che vi propongo, invece, ha per protagonista una coppia, decisamente “fuori dagli schemi”: siamo negli anni Novanta, periodo di forte crisi socio-finanziaria dopo l’esplosione della bolla speculativa. Anni in cui si rimette in discussione il genere e anche il senso stesso di famiglia.

2. Stella Stellina

Stella Stellina è un romanzo del 1991 di Ekuni Kaori (traduzione di Paola Scrolavezza, Atmosphere Libri), autrice pluripremiata in Giappone di cui, purtroppo, da noi non è arrivato che questo testo tradotto.

Sono passati 30 anni dalla pubblicazione di questo romanzo, e tuttavia ancora si rivela essere estremamente attuale, nel suo tentativo di raccontarci le difficoltà di stabilire rapporti autentici, e il tentativo di muoversi e di trovare un proprio spazio di felicità nell’asfissiante società giapponese.

Sovvertire i canoni e dare un nuovo significato al senso di “famiglia”: questo sembra essere l’intento dell’autrice, che riesce a darci una prospettiva nuova sull’evoluzione della famiglia giapponese.

Mutsuki e Shōkō sono sposati e vivono una vita di coppia apparentemente idilliaca, tuttavia questa è solo la superficie. Lui medico, lei traduttrice, incline alla depressione, ed emotivamente instabile. Mutsuki è gay, e, dopo essersi conosciuti a un o-miai, incontro a scopo matrimoniale organizzato dalle rispettive famiglie, decidono di comune accordo di sposarsi: un tentativo di allentare le pressioni familiari e sociali, ma anche un modo per integrarsi in qualche modo in una società giapponese fortemente discriminatoria.

Ekuni Kaori col suo stile, spesso ironico ma delicato, riesce a darci un ritratto tagliente della società giapponese contemporanea, testimoniandone la crisi dell’istituto familiare, nonché a tratteggiare le contraddizioni ma anche l’ambivalenza dei sentimenti umani, raccontandoci la solitudine dei suoi protagonisti, e i loro tentativi di superarla.


L’ultima tappa di oggi, ci porta a tempi e temi più contemporanei, universali: siamo negli anni Duemila, apriamo lo sguardo dall’asfittica società giapponese per confrontarci col mondo.

3. Arrivederci, Arancione

Arrivederci, arancione è il romanzo d’esordio della scrittrice giapponese Iwaki Kei, che si è aggiudicato i prestigiosi premi Dazai Osamu nel 2013 e Ōe Kenzaburō nel 2014.

Sono numerosi i romanzi pubblicati e tradotti in questi ultimi anni di autrici giapponesi (in fondo ve ne consiglio alcuni), eppure questo romanzo, nonostante la sua brevità, lo reputo piuttosto peculiare, per gli argomenti trattati, e per il modo in cui vengono affrontate le diversità: linguistiche, etniche, di genere.

Usciamo dal Giappone, per osservare la vita di due donne in Australia: Sayuri, giapponese e Salima, rifugiata africana costretta a lasciare il proprio paese con il marito e i figli. Assistiamo ai loro tentativi di vita in paese lontano, dove entrambe cercano una difficile integrazione che passi, prima di tutto, attraverso la ricerca di un linguaggio comune, che permetta loro di entrare in contatto col mondo circostante, e di trovare il proprio posto nella nuova realtà in cui vivono. Una lotta per la sopravvivenza che passa attraverso l’importanza della lingua. 

Sono due donne profondamente diverse, per estrazione sociale, cultura, personalità, che tuttavia sono accomunate dalle difficoltà della maternità, dal desiderio di riscatto e dal senso di estraniamento vissuto.  Perché sono storie di solitudini diverse che si incrociano, del quotidiano di chi si sente straniero sempre e comunque, e delle difficoltà di comunicare con i propri simili: questo ci ricorda l’importanza del linguaggio e delle parole, che ci permettono di rendere gli altri partecipi della nostra complessità e dei nostri sentimenti. 


Aggiungo una bonus track a questo nostro percorso di oggi sui temi della femminilità, in Giappone, ma comunque universali.

Black box

Black box di Ito Shiori è un memoir, un racconto autobiografico della vicenda (leggi: lo stupro) che ha visto coinvolta la giornalista Ito Shiori, esponente di spicco del movimento MeeToo giapponese.

Il 3 aprile 2015 Ito Shiori si sveglia in piena notte in una stanza d’albergo, in preda a un dolore intenso e lacerante. Sopra di lei c’è l’uomo con cui era uscita poche ore prima. Ha deciso di sfidare un intero sistema, mettendoci il nome e la faccia. Una stanza chiusa, una black box, la parola di lei contro quella di lui, il calvario di una donna ripetutamente umiliata nel suo tentativo di ottenere giustizia. 

Il testo è stato tradotto da Asuka Ozumi ed il primo volume edito da Inari Books.

Black Box è stato scelto come #librogiappone di marzo.


Altri consigli di lettura al femminile tratti dal blog:

Seni e uova, di Kawakami Mieko

L’isola dei senza memoria, Yoko Ogawa

La ragazza del convenience store, di Murata Sayaka

Il mondo dei fiori e dei salici, autobiografia di una geisha, di Masuda Sayo.

Her, manga di Tomoko Yamashita

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

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