“L’amore finisce sempre. Lo sappiamo tutti, ma ci innamoriamo lo stesso. È la stessa cosa che accade con la vita. Sappiamo tutti che prima o poi finisce, ma viviamo lo stesso. Forse è proprio perché sono destinati a finire che l’amore e la vita sono meravigliosi”.
E se ti dicessero che stai per morire, ma che puoi prolungare la tua esistenza in questo mondo semplicemente facendo sparire qualcosa? Un giorno in più di vita in cambio di qualcosa. Saresti pronto a far sparire i telefoni? E i film? E i gatti?
Se i gatti scomparissero dal mondo di Kawamura Genki (edizioni Einaudi, traduzione dal giapponese di Anna Specchio) è il #librogiappone che abbiamo scelto per il mese di ottobre; una lettura leggera, ironica che tuttavia affronta tematiche importanti, malattia e morte, e che è in grado di scatenare tante riflessioni.
Si parte da un topos letterario abbastanza comune, quello del patto col Diavolo (che qui tuttavia assume un aspetto piuttosto stravagante e peculiare), che in un lasso temporale che copre una settimana, permette al protagonista di leggere e analizzare i fatti della sua vita, affetti, rapporti e rimpianti vissuti fino a quel momento.
Viviamo pienamente il tempo che abbiamo a disposizione su questo mondo? E a cosa rinunciamo ogni giorno? I piccoli dettagli che costellano la nostra esistenza, sono forse questi a definire chi siamo? Telefoni, film, orologi, gatti… elementi che fanno parte delle nostre vite, se sparissero di colpo quanto cambierebbe la nostra esistenza? Saremmo gli stessi senza queste cose?
“Gli uomini non muoiono finché hanno acqua da bere, qualcosa da mangiare e un posto dove dormire. Tutte le altre cose a questo mondo sono superflue e se ne può fare tranquillamente a meno.”
Eppure, spesso è proprio il superfluo a definire le nostre stesse esistenze, e a rendere la nostra vita degna di essere vissuta. Nel libro si parla dei film, un aspetto fondamentale nella vita del nostro protagonista, ma il discorso si può ampliare a tanti aspetti: libri, musica, fumetti, che ci accompagnano nelle nostre vite, segnando momenti particolari della nostra esistenza.
Ma andando oltre, è evidente quanto questi oggetti elencati, che il Diavolo si offre di far sparire, siano in realtà il pretesto da cui l’autore parte per permettere al protagonista di analizzare eventi e affetti della sua vita. La vita da cui spesso ci facciamo semplicemente attraversare, senza essere realmente presenti a noi stessi e alle persone che ci circondano. Si va avanti, giorno dopo giorno, perdendo gradualmente dei “pezzi” per strada, che soltanto l’ineluttabilità della morte ci permette infine di mettere a fuoco: cosa stiamo lasciando dietro di noi?
Dopotutto, tutto il romanzo (piuttosto breve e di facile lettura) non costituisce altro che un’ampia riflessione sul tema della vita e della morte, certamente un argomento non proprio originale, affrontato spesso in letteratura, ma il merito a mio parere di Kawamura è di metterci in una prospettiva diversa, partendo da piccoli e apparentemente insignificanti dettagli, utilizzando uno stile brillante e immediato: per noi è assolutamente facile immedesimarci nel protagonista, che probabilmente non a caso non ci viene presentato con nome e cognome, perché alla fine rappresenta la vita di ognuno di noi, fatta di rimpianti, affetti, vite che prendono direzioni diverse da quelle che ci immaginavamo.
“Mi pareva incredibile pensare che qualcosa che diamo per scontato avrebbe potuto scomparire all’improvviso. È probabile che episodi del genere accadano ogni giorno sotto i nostri occhi, senza che ce ne accorgiamo”.
Quante cose e persone diamo per scontate nella nostra vita? È questo alla fine il perno centrale attorno cui ruota il romanzo, qualcosa di cui ci rendiamo conto sempre troppo tardi, quando perdiamo o stiamo per perdere ciò che per noi è importante. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀
“Per ottenere una cosa, bisogna sacrificarne un’altra”. È la frase ripetuta più volte nel corso del libro, qualcosa che ci impone l’unica riflessione possibile: cosa conta per noi veramente? E cosa siamo disposti a sacrificare?
E voi avete letto questo romanzo? Vi ricordo che potete commentarlo su Instagram insieme a me e le altre ragazze del bookclub, utilizzando l’hashtag #LibroGiappone, potete lasciare un commento qui o anche sul mio profilo IG, dove mi trovate come @tradurreilgiappone.