6 agosto 1945: alle ore 8 e 16 il B-29 Enola Gay sgancia sul centro di Hiroshima la bomba atomica chiamata Little Boy. 3 giorni dopo, il 9 agosto, la città di Nagasaki subirà lo stesso destino.
La bomba esplose a circa 600 metri dal suolo, uccidendo sul colpo 70 000 persone e spazzando via tutti gli edifici della città. Molti di coloro che sopravvissero all’esplosione, morirono nei giorni seguenti a causa dell’avvelenamento da radiazioni, i cui effetti si sono fatti sentire per moltissimi anni ancora. Si stima che le vittime totali della bomba atomica di Hiroshima siano circa 200 000. Un’arma devastante, una cosa mai vista prima.
In un solo istante Hiroshima non esisteva più.
La mia testimonianza di Hiroshima
di Kurihara Sadako (Hiroshima 1913-2005), hibakusha e poetessa. (Traduzione mia)
Sono sopravvissuta –
e ciò che desidero sopra ogni cosa è essere umana.
E da madre,
verso su di loro, ora che sono vivi,
le lacrime che avrei versato sulle loro morti,
quando sui nostri bambini dalle guance rosa
un giorno, il cielo azzurro
sarà improvvisamente squarciato,
condannando al rogo il loro futuro.
Mi oppongo alla guerra più di ogni altra cosa,
e se il rifiuto di una madre dinanzi la morte del proprio figlio
è punito nel nome di qualcosa,
non fuggirò, né mi nasconderò dall’inferno di quel giorno,
ancora impresso sulla mia retina.
6 agosto 1945 –
il sole aveva appena iniziato a splendere
e le persone erano sul punto di iniziare la loro giornata.
D’improvviso,
la città è spazzata via,
le persone sono bruciate,
i sette fiumi ricoperti di cadaveri.
Una storia dice:
se coloro che hanno intravisto l’inferno
provano a descriverlo, il diavolo li richiama a sé.
Ma io, testimone di Hiroshima, sopravvissuta,
dovunque andrò, testimonierò
e canterò, a costo della vita,
“Basta alle guerre”.
Belle poesie. Sarebbe bello se l’umanità potesse imparare dai propri errori…