秋の言葉: le parole dell’autunno in Giappone

Nell’appuntamento di questo mese, resto in tema con la stagione che cambia e vi porto ad assaporare l’autunno giapponese e le sue parole.

Dopo l’estate caratterizzata dalla stagione delle piogge, afa e tifoni, l’autunno giapponese è una stagione di conforto, grazie al relativo bel tempo e alle temperature che tornano ad essere tollerabili, durante la quale ci si dedica ai piccoli piaceri quotidiani. Non a caso, espressioni molto comuni di questi tempi sono 「食欲の秋」 Shokuyoku no aki“autunno (stagione) dell’appetito” o「読書の秋」 Dokusho no aki, “autunno (stagione) della lettura”.

È soprattutto però la stagione dei 「紅葉」Momiji o aceri rossi, che colorano l’immaginario collettivo di toni accessi, controparte delle tinte tenui della primavera dei sakura. Scorrendo con la lettura troverete così una selezione di parole, magari meno conosciute, che racchiudono tutta la sensibilità giapponese verso quei piccoli cambiamenti della natura. I quali, chiamati con il loro nome, sembrano acquisire una nuova potenza evocativa.

In questa lingua, è proprio vero che il vocabolario che accompagna il mutare delle condizioni è molto ricco e non sembra si tratti di un caso. Una famosa teoria linguistica di Yoshihiko Ikegami, infatti, individuava proprio due grandi divisioni nelle lingue del mondo: le lingue del “fare” e quelle del “divenire”.

Le prime, tra le quale inglese e lingue romanze, concentrate sul descrivere l’hic et hunc o il risultato finale delle azioni; e quelle invece del divenire, tra le quali il giapponese, in cui invece l’attenzione di lessico, verbi e strutture grammaticali è sul fluire e sul cambiamento di stato. Non mi dilungo troppo ma chi ha un minimo di esperienza di traduzione, mi darà ragione.

Ma non perdiamo tempo… la parola all’autunno!

Le 8 parole dell’autunno in Giappone

1. Shūki 「秋気」


Letteralmente dai kanji: “senso o atmosfera dell’autunno”.

Avete presente quando ci rendiamo conto che la stagione è cambiata perché magari l’aria è si è fatta fredda ma anche più pulita, libera dall’umidità dell’estate, o ci si accorge che non è più estate dalle foglie sugli alberi o dalla durata del giorno? Questo lungo giro di parole per esprimere una sensazione che sicuramente avremo provato e che in giapponese ha un nome ben preciso: shūki, “il senso dell’autunno”.

2. Zansho「残暑」


Di contro, anche in Giappone così come in Italia, il caldo resta anche dopo l’equinozio di Settembre e non sono rare le giornate nelle quali la temperatura raggiunge i 25 gradi.

Questo è Zansho, il “calore residuo” letteralmente, che qui come in Giappone, fa venire in mente una domanda: “Ma quando finisce?”

3. Shinryō「新涼」


Foto di Izuさん https://ganref.jp/m/izuming/portfolios/

Quello che ci piace dei primi tempi dell’autunno: la sensazione di fresco, l’aria ritemprata dopo l’afa e quel piacere a coprirci o stare riparati. Ecco dunque shinryō o la “nuova frescura”.

Un sinonimo con lo stesso significato di “fresco autunnale” è la parola Shūrei 「秋冷」.

4. Kogarashi 「木枯らし」


Foto tratta da: http://mattarihannpa.blog134.fc2.com

È il vento dell’autunno avanzato, non violento come quello dei tifoni, ma freddo e pungente.

Una sorta di “tramontana” che, anche in Giappone, pulisce il cielo dalle nubi e spazza via le foglie dagli alberi. Il nome, infatti, scritto così significa  letteralmente “scompiglia alberi”; oppure un’alternativa è il kanji 「凩」, sempre letto kogarashi, dove il carattere di “albero” è racchiuso nel radicale del concetto di “vento”.

5. Iwashikumo 「いわし雲」


Foto tratta da https://racanata.blogspot.com/

「秋の空は高い」 Aki no sora wa takai (“Il cielo in autunno è più alto”) è un comune detto giapponese.

In effetti, l’aria libera da umidità e l’alta pressione fanno apparire la volta celeste come se fosse più lontana da noi. E mentre sulla tavola giapponese di questa stagione protagonista è il sanma 「秋刀魚」 (letteralmente “pesce a forma di spada dell’autunno”), in cielo le iwashikumo「いわし雲」, le “nuvole sardina”, bianchi sbuffi leggeri, iniziano a nuotare nell’azzurro.

6. Yonaga 「夜長」


Foto tratta da: https://www.centrair.jp/

La “lunga sera”, così dai kanji, comincia presto in autunno considerando che nel Paese non è in vigore l’ora legale. Il crepuscolo in autunno, inteso come il momento dal quale il sole inizia a scendere e la sua scomparsa all’orizzonte, inoltre dura veramente poco e l’oscurità della notte sembra arrivare subito.

Yonaga è quindi quando alle sei, all’uscita dall’ufficio è già buio pesto, e sembra notte fonda mentre solo poche settimane prima la giornata sembrava ancora da inventare.

7. Suteōgi 「捨て扇」


Foto tratta da http://www.sohu.com/

Questa è forse la parola più curiosa che ho trovato e, non avendola mai sentita dal vivo,  mi piacerebbe capire l’effettivo utilizzo nella lingua attuale.

In giapponese, comunque vi basti sapere che abbiamo anche un termine addirittura per indicare “un ventaglio che non serve più”, dato il cambio di stagione. Cercando meglio, sono venuti fuori anche sinonimi come 「秋扇」 Akiōgi (“Ventaglio dell’autunno”) , a indicare la situazione di questi poveri oggetti che, con i primi freddi, diventano inutili.

8. Akibare 「秋晴れ」・Akibiyori 「秋日和」


L’autunno, come avrete capito, è una stagione che raccoglie molti favori in Giappone. Dopo un’estate che mette a dura prova il fisico, tra umidità e clima mutevole, l’autunno arriva con dei mesi di ristoro dove, tra cibi prelibati e un clima ancora mite, ci si può dedicare ai piccoli piacere quotidiani.

「安心と秋の空」 Anshin to aki no sora (“Serenità con il cielo d’autunno”) si usa dire, per sottolineare come la stabilità del tempo garantisca delle giornate piacevoli. Per questo, termino qui con due parole che spesso vi capiterà di sentire, specie se andrete a vedere i momiji in una giornata di cielo azzurro: Akibare o Akibiyori, ovvero le belle giornate, il “bel tempo d’autunno” che è speciale rispetto alle altre stagioni.

Fateci caso, il cielo azzurro di queste settimane non è lo stesso della primavera o estate ma è molto più intenso con una la luce perfettamente bilanciata con tutto quello che è intorno. E non è semplicemente “sereno” ma è il “sereno dell’autunno”.

Spettacolare, vero?

Avete altre curiosità sull’autunno giapponese? Fateci sapere!


Altre pillole di giapponese le trovate sulle Stories Instagram di Fabiana.

Fabiana

100% made in Umbria, ora di casa a Milano, dal 2004 che studio, parlo e qualche volta traduco giapponese.Ho un PhD in linguistica del quale vado fiera e, se volete farmi felice, chiedetemi di spiegare come ogni lingua interpreti il mondo.

7 Comments
  1. Che bello questo genere di post che insegna la richezza lessicale del giapponese e tutte queste sfumature. Ma la teoria di linguistica comparativa che citi di Yoshihiko Ikegami è contentuta in uno o più dei suoi libri o saggi? Ed è rintracciabile in traduzione in una lingua europea? Putroppo la voce di Wikipedia non aiuta https://fr.wikipedia.org/wiki/Yoshihiko_Ikegami Puoi fornire tu qualche info?

    1. Piacere di conoscerti Pierfranco.
      Esatto! Sì tratta un saggio contenuto nella raccolta in inglese del 1991 “The Empire of Signs: Semiotic essays on Japanese culture (Foundations of Semiotics)”
      La versione originale in giapponese è del 1981 e fu pubblicata con il titolo di “SURU to NARU no Gengogaku” [Linguistica del fare e del divenire].
      In italiano non c’è molto ma, se ti interessa, posso pensare di dedicarci (con parole semplici) un prossimo articolo.

  2. Fabiana il tema delle differenze tra lingua giapponese e lingue occidentali è assolutamente affascinante e vale decisamente la pena approfondirlo. A me è capitato spesso di leggere rigferimenti alle differenze tra la lingua giapponese e le lingue occidentali in saggi che parlavano delle traduzioni occidentali del “Genji Monogatari” e delle difficioltà legate alla lingue e stile usati da Murasaki Shikibu. Se tu per caso hai una copia di quel saggio “‘Do-Language’ and ‘Become-Language’: Two Contrasting Types of Linguistic Representation.” In: The Empire of Signs: Semiotic Essays on Japanese Culture, 285–326 riusciresti a scannerizzala e spedirmela? Nella mia città nessuna biblioteca possiede quel saggio. Grazie. Ciao

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