#3cosegiapponesi di gennaio (e dicembre!)

Lo so, non ho scusanti. Sono in ritardo. Siamo a metà mese, e sono in ritardo per il riepilogo del mese appena finito, senza contare che il mese di dicembre l’ho completamente saltato. Male, molto male.

E devo anche dirvi la verità. In effetti questi due mesi ho un po’ trascurato sia il mio profilo Instagram che il blog, e anche di cose giapponesi non ce ne sono state poi molte. O meglio, molta della mia vita quotidiana è circondata dal Giappone, una condizione sicuramente privilegiata e per la quale mi reputo molto fortunata, che però amo e odio allo stesso tempo. Odio (ok è una parola un po’ forte, diciamo che mal tollero in certi momenti) perché rischia a volte di diventare causa di frustrazione e malumore. Ripenso a quando mia mamma mi diceva da piccola che no, la diplomazia non era decisamente il mio forte, e ora mi trovo giocoforza a praticarla, anche quando vorresti urlare e sbraitare e sai che il non-detto in giapponese vale più di 1000 parole. Lo so. Come so anche che il non-detto, il silenzio un giorno mi seppellirà.

Ok, giuro che sono più serena e felice di quanto questo incipit possa lasciar intendere, eh, era solo per dire che quando una cosa ti riempie, o meglio ti satura fino al midollo, nei momenti liberi ti passa anche un po’ la fantasia di raccontarne e parlarne. A mia “parziale” discolpa posso anche aggiungere che in questo periodo sono stata in altre faccende affaccendata, ma magari ne riparleremo più avanti, per oggi possiamo dire basta ai flussi di coscienza 😀

Come vi ho preannunciato, non c’è stato molto Giappone in questi due mesi (se escludiamo un paio di capatine al ristorante, ma non di solo cibo giapponese vive l’uomo!), quindi per il nostro riepilogo mensile stavolta racchiuderemo due mesi in un unico post, con le #3cosegiapponesi di dicembre e gennaio!

DICEMBRE

La foto forse c’entra poco col contesto, ma vi ho avvisato, questi due mesi sono stati un po’ scarsini in quanto a Giappone, ma non possiamo dimenticare che dicembre vuol dire solo una cosa (oltre al Natale e alle abbuffate): Noryoku Shiken!

Io ormai è qualche anno che non mi cimento nell’esame (anche se dovrei), quindi non ho consigli freschi e aggiornati da dare, se non quello di studiare il più possibile: non è un esame che si supera “a fortuna”, ma necessita di una grande preparazione alle spalle, che in molti casi dura più mesi. Vi consiglio, invece, di leggere con attenzione questo utilissimo post di Elena, tornata alla grande con il suo nuovo blog Hitoritabi.it, dedicato allo studio delle lingue e alla vita all’estero: JLPT Strumenti e consigli per lo studio. Da poco inoltre sono disponibili online i risultati dell’esame (a questo link).

E voi avete sostenuto l’esame quest’anno? Che livello? E com’è andata? Se volete, raccontatemi la vostra esperienza col JLPT nei commenti 😉

BOOKS

Questo 2017 è iniziato con una serie di acquisti libreschi come non mi capitava da diverso tempo, devo ammettere. Ho diverse letture da commentare e suggerire, e spero a breve di riuscire a scrivere dei post articolati in merito (tra l’altro, ho ancora tra le bozze il post sull’ultimo #LibroGiappone dedicato a Aki Shimazaki, un libro che ho amato molto e che, ahimè, non sono ancora riuscita a recensire).

Comunque, per rimanere in tema Hokusai, grande protagonista di una magnifica mostra che si è tenuta a Milano (e di cui vi ho accennato qui), non potevo lasciarmi sfuggire questa grandiosa biografia a fumetti dedicata al “vecchio pazzo per la pittura”, realizzata da Shotaro Ishinomori, uno dei maestri dei manga più creativi e prolifici. Si tratta di un seinen (manga per adulti) storico dedicato alle vicende di vita di Hokusai. Lo sto ancora leggendo, quindi mi ripropongo di parlarvene in maniera più diffusa prossimamente.

Hokusai di Shotaro Ishinomori. [10,20 €] Traduzione di Francesco Nicodemo.
Edizioni BD, Collana J-POP.

EVENTI

Si torna a parlare di Giappone a Roma con una mostra inaugurata a fine gennaio all’Istituto giapponese di cultura, tutta dedicata al washoku,  la cucina tradizionale giapponese, dichiarata Patrimonio Immateriale Unesco nel 2013, (ve ne ho parlato anche qui).

La mostra, visitabile gratuitamente fino al 19 aprile, pone l’accento sul menù tradizionale giapponese, proponendo un percorso di scoperta del gusto e dello stile alimentare giapponese, che punta principalmente alla valorizzazione del riso, il re della tavola in Giappone. Riso, Zuppe, Pesce e Verdure, Legumi e Dolci sono i componenti principali della cucina giapponese, e rappresentano anche le cinque sezioni in cui la mostra è suddivisa.

Il riso, da sempre utilizzato come moneta di scambio, in epoca Edo costituiva il parametro per valutare la rendita annua di un terreno, oltre ad essere considerato la base del sostentamento del popolo. La cultura alimentare del riso si esprime nella mostra attraverso fedeli riproduzioni in plastica di onigiri, nigirizushi e del cibo delle feste a base di riso (tutto ciò che è necessario a stimolare il vostro appetito!).

La struttura tradizionale del menù washoku prevede riso, zuppa, contorno e tsukemono, le verdure marinate: tutto ciò che ruota attorno al piatto principale, cioè il riso, serve a esaltarlo in modi diversi. Gli ingredienti base delle zuppe sono l’alga kombu e il katsuobushi, il tonnetto essiccato, che danno vita al dashi, brodo alla base della cucina giapponese.

Pesce e verdure sono capisaldi della cucina giapponese tradizionale: il Buddhismo e la risicoltura hanno alimentato i tabù carnivori fino all’epoca moderna, così il pesce e i frutti di mare hanno rappresentato per secoli, e rappresentano tuttora, la principale fonte di proteine. In Giappone, inoltre, crescono in abbondanza ortaggi e verdure variegati, in virtù delle differenze climatiche del paese, connotate da una netta stagionalità. Questa ricchezza di verdure e specie ittiche hanno quindi prodotto uno stile alimentare profondamente incentrato su pesce e verdure, senza considerare la carne (fino all’epoca moderna).

I legumi rappresentano un ulteriore pilastro dell’alimentazione giapponese: i fagioli di soia daizu arricchiscono la tavola giapponese di prodotti freschi e derivati, come edamame, tofu e natto, oltre alla salsa di soia e al miso, prodotti fermentati di largo consumo. Oltre alla soia, si utilizzano diverse varietà di legumi, in particolare gli azuki, i fagioli rossi spesso ridotti in marmellata e impiegati nei wagashi, la pasticceria tradizionale giapponese.

Sono numerosissime le varietà di dolci giapponesi (wagashi), che si caratterizzano per la forte impronta stagionale (come tutta la cucina giapponese del resto), oltre che per l’utilizzo di cereali, come riso e grano, e legumi. I wagashi in origine erano concepiti come accompagnamento al tè verde, che riproducono in forma realistica o astratta elementi della stagione in corso.

Una mostra ricca di immagini, pannelli e suggestioni, che vi permetterà di comprendere meglio la variegata cucina giapponese, e soprattutto vi farà venire una gran voglia di correre al primo ristorante giapponese disponibile!

Vi segnalo, infine, che per domani (San Valentino) è prevista una nuova replica nelle sale italiane dell’anime campione d’incassi in Giappone Your Name 「君の名は」di Makoto Shinkai (qui l’elenco aggiornato delle sale). Se non avete ancora avuto modo di vederlo, non posso che consigliarlo caldamente. Uno dei migliori anime degli ultimi anni, a mio parere, e probabilmente il migliore di Makoto Shinkai (di cui apprezzo moltissimo i disegni, un po’ meno le storie). Sicuramente a breve ve ne parlerò in maniera più approfondita, a ogni modo per ora non posso che consigliarvene la visione.

Alla prossima 🙂

L’immagine di copertina è tratta da qui.

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

6 Comments
  1. Salve Daniela, a proposto di Hokusai ho saputo che anche a Roma si sta preparando una magnifica mostra, che si terrà ad aprile al Chiostro del Bramante. Allego un paio di link anche se non abbastanza esaustivi in merito.
    Non mi aspetto che sia magnifica e coinvolgente come quella – mitica – dedicata ad Hiroshige di qualche anno fa, ma credo che per noi romani appassionati di Giappone potrà essere comunque una sana boccata di ossigeno.
    https://liveromeguide.wordpress.com/2017/01/25/la-grande-onda-hokusai-e-il-giappone-in-mostra-a-roma/
    https://www.greenme.it/vivere/arte-e-cultura/22760-grande-onda-hokusai-mostra-roma
    Quanto alla deliziosa mostra didattica presso l’Istituto Giapponese, mi ha ispirato nostalgia soprattutto per i dolci di Toraya (l’incomparabile yokan in ogni sua espressione, che mi manca tanto…). Se non ricordo male, anche tu hai una predilezione per i dolci nipponici, vero?
    Spero che ci regalerai un post sull’Hina Matsuri!!!
    Grazie, come sempre, per le tue pagine su questo blog.

    Barbara

    1. Ciao Barbara grazie a te per i tuoi commenti sempre così ricchi di spunti, e grazie per la segnalazione della mostra, non mancherò sicuramente di parlarne anche qui e sui social. La mostra di Hiroshige credo sia stata un qualcosa di irripetibile a Roma, una mostra di livello altissimo, ricca di opere e molto interessante e divulgativa (non per niente, curata da Gian Carlo Calza, probabilmente il miglior esperto di arte giapponese in Italia), personalmente l’ho preferita anche a quella appena terminata a Milano. Sono onesta, non mi aspetto moltissimo da questa al Chiostro del Bramante, ma sarà comunque un’ottima occasione di incontro con la cultura giapponese, sempre troppo marginale qui a Roma.
      Adoro i dolci giapponesi, li ritengo quasi delle opere d’arte e apprezzo molto il sapore dell’anko, anche se molto lontano dal nostro concetto di “dolce”, ammetto però di avere tendenzialmente una preferenza per il salato (ma questo non solo nella cucina giapponese, in generale!).
      A presto 🙂

  2. Ero curiosa riguardo alla mostra sul cibo giapponese dopo aver letto il tuo post di presentazione, e sembra davvero ben fatta. Torno proprio ora da un pranzo a base di ramen, ma mi è già tornata l’acquolina a guardare le foto!

    La biografia manga di Hokusai è da tempo nella mia lista dei desideri. Anni fa lessi Miyamoto Musashi, sempre di Ishinomori, molto bello.
    A proposito di Hokusai, di recente ho guardato il film animato Miss Hokusai, è davvero carino! Se non l’avessi visto te lo consiglio.

    Grazie per il link al post sul JLPT 🙂 Dovrei seguire i miei stessi consigli e studiare un po’ più regolarmente, nell’ultimo anno ho avuto altre idee e progetti per la testa e il mio livello ne ha risentito parecchio.
    A presto, un abbraccio!

    1. Miss Hokusai è un film che voglio vedere da tantissimo, ma non ho avuto ancora modo, purtroppo. Speravo lo portassero in Italia ma a quanto pare ancora niente, cercherò di procurarmelo perché sono sicura che merita.
      La mostra sul cibo si è rivelata davvero interessante, non essendo purtroppo riuscita ad andare a Expo e quindi poter vedere alcuni dei pannelli esposti qui a Roma, gratuitamente, è stata davvero una bella opportunità!
      Sul Jlpt ti capisco, vorrei anche io tornare a studiare con maggiore regolarità, anche perché a lavoro pur usandolo, alla fine si finisce col ripetere sempre le stesse cose e soprattutto i kanji, se non li eserciti, non perdonano! 🙁

      1. Ciao Dany,
        Ti segnalo al volo che ho spostato il blog su hosting dedicato, quindi il link del post va ora verso una pagina morta. Se modifichi hitoritabi.altervista.org con hitoritabi.it dovrebbe funzionare 🙂

        Buona domenica e a presto!

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