È finalmente arrivato marzo, e con esso iniziamo a lasciarci alle spalle il freddo dell’inverno e ci prepariamo ad accogliere la primavera, con i suoi colori e profumi, e il risveglio della natura.
Nel calendario giapponese, marzo è il mese in cui ci si appresta a concludere l’anno fiscale e scolastico, per poi ricominciarne uno nuovo con l’avanzare della primavera, ed ecco che che anche lo sbocciare dei fiori di ciliegio assume un significato importante, che esula dalla mera bellezza della natura: la rinascita e i nuovi inizi.
Ma la primavera, secondo il calendario tradizionale giapponese, profondamente radicato alla natura agricola di questo popolo, è la stagione durante la quale ci si preparava ad accogliere la divinità del riso, che dalla montagna in cui risiedeva durante i mesi invernali, discende per vegliare sui lavori agricoli. E il suo arrivo veniva celebrato a più riprese durante questo periodo, con diversi rituali di accoglienza, e offerte alla divinità.
Ma oltre alle diverse feste di accoglienza della divinità del riso, la primavera era strettamente legata anche a diversi riti di purificazione, per prepararsi ad accogliere al meglio il nuovo ciclo agricolo. Sicuramente tra questi riti, il più celebre è la Festa della bambine, o delle bambole (Hina Matsuri 雛祭り), che si celebra il 3° giorno del 3° mese secondo l’antico calendario lunisolare, oggi celebrata il 3 marzo, con l’avvicinarsi della primavera.
Hina Matsuri 雛祭り: la festa delle bambine
Si tratta di una festa parallela a quella dei bambini (Kodomo no hi) che si celebra il 5° giorno del 5° mese, al momento del trapianto del riso. È una ricorrenza molto importante, in cui si prega per la felicità e la crescita sana delle ragazze.
L’antico nome che designava questa festa è Momo no sekku「 桃の節句」 che significa festa dei peschi riferendosi a questo come il periodo di fioritura dei peschi, o anche Hina no sekku, la festa delle bambole, rimandando alla tradizione in cui le famiglie espongono le bambole abbigliate alla maniera tradizionale di corte (hinaningyō) su di un apposito altarino (hinadan) ornato da fiori di pesco e su cui viene offerto alle bambole del sake bianco (shirozake), dolci di riso a forma di diamante (hishi-mochi) e palline di riso essiccato (hinaarare).
Questa usanza di esporre le bambole tuttavia risale all’epoca Edo (1603-1868), quando si diffuse tra le classi più ricche per poi divulgarsi fra tutti gli strati sociali a partire dall’epoca Meiji (1868-1912).
In origine, le bambole erano poste su delle barchette e lasciate andare nel fiume la sera del giorno 3, o al massimo il giorno 4: esse svolgevano il ruolo di capri espiatori, portando via con sé tutte le impurità fonte di disgrazia.
La scelta della data poggia su di una antica tradizione proveniente dalla Cina: secondo tale usanza, il primo giorno del serpente del terzo mese (Jōshi setsu 上巳節) ci si recava in una spiaggia per potersi lavare mani e piedi e purificarsi: questo perché si riteneva tradizionalmente che con il cambio della stagioni, i demoni si impossessassero delle case e delle persone, e quindi andavano allontanati. L’usanza fu poi spostata al 3° giorno del 3° mese, per via dell’importanza che si dava ai “giorni doppi”.
Questa tradizione si trasferì quindi in Giappone, adottando entrambi i riti: in epoca Heian (794-1185), il primo giorno del serpente del terzo mese si sfregava il corpo dell’imperatore con delle bambole che fungevano da sostitute e che così venivano caricate di tutte le impurità accumulate durante l’anno sulla persona dell’imperatore.
In epoca Muromachi (1333-1568) si iniziarono a costruire, invece di semplici effigi, delle vere e proprie bambole decorative da conservare, e parallelamente la festa venne fissata per il 3 marzo. Infine, con l’epoca Edo, il Jōshi no sekku si diffuse tra la classe samuraica come una delle cinque feste stagionali (go-sekku 節句).
Le bambole tradizionali: l’allestimento
Nel Giappone di oggi si è conservata l’abitudine nelle case di esporre le hinaningyō 「雛人形」 le speciali bambole che rappresentano la corte imperiale e che non devono mancare. Allestire l’intero set da collezione, oltre ad essere piuttosto dispendioso, può anche causare notevoli problemi di spazio negli appartamenti, quindi spesso ci si limita alle sole bamboline imperiali. Secondo la tradizione, le bambole devono essere esposte in un certo modo per essere di buon augurio, e vanno tolte al massimo entro il giorno dopo (il 4 marzo), altrimenti le ragazze non troveranno marito.
In tutto il paese, comunque ancora oggi sopravvivono diverse usanze regionali che testimoniano l’antico ruolo purificatore della festa, come ad esempio l’Hina nagashi「雛流し」l’usanza di lasciare andare le bamboline su piccole imbarcazioni nel fiume.
Le bambole (hinaningyō) e gli arredi in miniatura di lacca (hinadōgu), simboli di un destino femminile prospero e felice, vengono esposti su di un apposito altare (hinadan) composto di sette gradini rivestiti di feltro rosso, come nella descrizione a seguire (dall’alto in basso da sinistra a destra):
Primo gradino
Due bambole che rappresentano la Corte Imperiale (Dairibina), raffiguranti il Principe (Obina) e la Principessa (Mebina). Accanto alle figure imperiale si collocano una coppia di paraventi dorati (byōbu), una coppia di lanterne (bonbori) ai lati, e due vasi d’argento con un pesco (sanpō) al centro.
Secondo gradino
Al secondo gradino, troviamo le tre bambole raffiguranti le Dame di Corte (kanjo) recanti coppe cerimoniali da sake e due alzate (takatsuki) con offerte di chicchi di riso soffiato bianco, rosa e verde pallido.
Terzo gradino
Cinque bambole raffiguranti i Cinque Musici di Corte (Gonin-bayashi), ciascuno con uno strumento musicale (ad eccezione di uno che canta): tamburo (taiko), tamburelli (ōkawa e kotsuzumi), flauto (fue) e, infine, il cantante (uta) con un ventaglietto in mano.
Quarto gradino
Due bambole (zuijinin) raffiguranti il giovane Ministro della Destra (Udaijin) e l’anziano Ministro della Sinistra (Sadaijin); poi si allestiscono una coppia di vassoi a losanga (hishidai) recanti offerte di dolcetti di riso “a diamante” (hishimochi) e una coppia di tavolini da pranzo (kakeban) apparecchiati con cinque tipi di scodelle (gowan).
Quinto gradino
Qui si trovano un albero di mandarancio carico di frutti (tachibana); tre bambole raffiguranti i Tre Giardinieri di Corte (jichō), con rastrello (kumade), paletta (chiritori) e scopa (hōki), e un albero di ciliegio in fiore (sakura).
Sesto gradino
Al sesto gradino si collocano gli arredi e suppellettili in miniatura (yomeiridōgu): stipo a cassetti (tansu), baule lungo (nagamochi) e una coppia di bauletti (hasamibako); la toletta con specchio (kyōdai), mobiletto da cucito (haribako), coppia di bracieri (hibachi) e infine l’attrezzatura per la cerimonia del tè (chadōgu).
Settimo gradino
Infine, all’ultimo gradino troviamo mezzi di trasporto e altri suppellettili in miniatura: portantina (okago), scatola portavivande da viaggio (jūbako) e un carro di corte trainato da un bue (gissha).
In questa giornata di festa, si consuma tipicamente l’amazake 甘酒 , un tipo di sake dolce analcolico, accompagnato dagli arare, una specie di salatini di riso conditi con salsa di soia, mentre il dolce tipico di questa festa è lo hishimochi 菱餅, che si compone di tre strati di mochi dalla forma triangolare (a diamante, letteralmente) di 3 diversi colori: verde, bianco e rosa.
Per oggi è tutto, non mi rimane che augurare una buona festa a tutte le bambine 🙂