Siamo nell’era della bolla, all’inizio degli anni Ottanta, quando una casalinga e madre a tempo pieno decide di cambiare pelle, per lanciarsi nel mondo letterario giapponese.
Mori Yōko (nata Masayo Itō, in Brackin 1941-1993) è stata una scrittrice molto prolifica, nell’arco di soli quindici anni, tra il 1978 e il 1993, ha scritto più di cento opere, tra romanzi, raccolte di racconti e raccolte di saggi, una produzione estremamente eclettica e variegata.
Fa il suo debutto tardi, all’età di 38 anni, quando dopo aver raggiunto le tappe considerate d’obbligo nella vita di una donna (matrimonio, figli), decide che quella vita limitata a un ruolo così stretto non le basta, e in un’evidente urgenza di scrittura, pubblica Jōji 「情事」(letteralmente “affari di cuore, relazioni d’amore”), romanzo breve che le valse il premio Subaru nel 1978.
Una narrazione che mette a nudo le ipocrisie dei rapporti coniugali, e che come in un flusso di coscienza tenta di mettere a fuoco ansie e desideri femminili, attraverso percorsi inesplorati, attuando una riappropriazione degli spazi urbani.
Fiabe di letto, di Mori Yoko
Fiabe di letto (curato e tradotto da Giuliana Carli e Daniela Travaglini, con Greta Annese, edito da edizioni Lindau, su Amazon a 20,90 €) è una raccolta che cerca di ripercorrere la parabola letteraria di un’autrice ancora inedita in Italia, che ha incarnato lo spirito della bolla.
All’inizio degli anni ’80, mentre il Giappone è in grande ascesa economica, con la promessa che chiunque possa realizzare i propri sogni, in quel breve lasso di tempo in cui tutto sembrava possibile, Mori Yōko assurge a icona del filone letterario che ha al centro le “furin”, relazioni «fuori dal cerchio». Relazioni clandestine.
Nei suoi racconti, i ricchi e vivaci quartieri di Tokyo fanno da cornice a tradimenti consumati o solo immaginari, a vite segrete, a desideri frustrati o appagati clandestinamente. Ma soprattutto emerge con forza, spesso drammatica, il bisogno di autodeterminazione che anima le protagoniste, in un paese dove le donne erano ancora sottoposte a rigide convenzioni e spesso intrappolate in matrimoni infelici.
La capacità di Mori Yōko è stata quella di fotografare un’epoca, attraverso una narrazione senza filtri ci trasporta direttamente nelle vite delle protagoniste di queste storie. Le donne che Mori ci racconta sono diverse tra loro, seppur accomunate dall’essere parte del cambiamento sociale degli anni Ottanta, anni di transizione e di crisi dei ruoli familiari.
L’estate stava per finire.
Così si apre Fame d’amore che ci porta, attraverso un viaggio a ritroso ripercorso da Yoko, protagonista e alter ego letterario dell’autrice, agli eventi che l’hanno vista protagonista in quella calda estate tokyota. La fine dell’estate che prelude alla fine di un amore.
Roppongi è il cuore della narrazione e luogo dell’anima dell’autrice e della sua protagonista, che qui si sente protetta, e libera di vivere i desideri che la animano dentro e che non trovano un varco nella gabbia imposta dalle convenzioni sociali: il matrimonio, la famiglia, la strada del benessere già tracciata. Una via di fuga che Yoko trova nelle sue relazioni extraconiugali, in rapporti consumati in fretta, brevi scampoli di una felicità agognata.
Mori Yōko ci offre il ritratto di donne riprese nella loro quotidianità: non ci propone mai una visione dirompente, o eventi che destabilizzano il fluire della narrazione, non si possono certo definire racconti femministi in senso assoluto, tuttavia possiamo osservare le protagoniste per quelle che sono, nei loro pregi e difetti, così reali, in storie che possono raccontare la realtà di ciascuna di noi.
La raccolta si apre con il romanzo che l’ha vista esordire nel 1978, Fame d’amore, che già definisce temi e atmosfere narrate da Mori: il perno centrale è dato dalle relazioni uomo-donna, che meritano di essere vissute in modo egualitario, ma anche la pacifica rassegnazione nell’accettare la fine di un amore, o di rimanere incastrate in un matrimonio che non soddisfa.
Dieci anni separano Fame d’amore dagli altri racconti presenti nel libro (tratti da tre raccolte diverse: Fiabe di letto, Il sogno di Cleopatra, Senza Rancore): cambiano ambientazioni, temi e protagoniste, ma ciò che resta è la stessa spinta, quel desiderio di trovare se stesse, fuori dai ruoli imposti.
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