Buongiorno a tutti, torniamo a parlare di animali in Giappone tra folklore e modi di dire, e lo faccio parlandovi di una delle creature più popolari e curiose del variegato folklore giapponese: oggi, infatti, vi parlo del tanuki 狸 o タヌキ in katakana.
Il tanuki è un cane-procione, animale appartenente alla famiglia dei canidi e originario dell’Estremo Oriente, via di mezzo tra un procione e un tasso, ma è anche una creatura mitologica che ha origini molto antiche in Giappone, e che è considerata, alla stregua della volpe, kitsune, un animale magico e astuto, maestro del travestimento e mutaforma, scherzoso e malizioso. Esattamente come la volpe, ha l’abitudine di trasformarsi per trarre in inganno gli esseri umani, e a volte lo fa assumendo le sembianze di donna (proprio come le volpi), più spesso però preferisce assumere le sembianze di un monaco Buddhista, o anche di oggetti. In molte storie viene raffigurato come un animale malvagio e sinistro, in altre invece viene rappresentato come un animale un po’ ingenuo, timido e distratto.
L’immagine attuale e più diffusa del tanuki, sviluppatasi probabilmente in epoca Kamakura, vede l’animale raffigurato con dei testicoli insolitamente grandi, caratteristica spesso esagerata in particolar mondo nelle rappresentazioni artistiche della creatura, in cui si vedono i testicoli poggiati su una spalla come un sacco o usati come tamburi, oppure per navigare, volare, pescare, o anche ripararsi dalla pioggia (mentre nelle leggende e storie si fa scarso riferimento ai testicoli dell’animale).
Tuttavia questa caratteristica non ha alcuna valenza sessuale, anzi, sembra che abbia origine in ambito metallurgico, quando le pelli dei tanuki (e in particolare, la pelle dello scroto) veniva utilizzata per avvolgere l’oro nella realizzazione delle foglie d’oro (questo perché si tratta di una pelle molto sottile ed elastica): da qui si iniziò a considerare i tanuki (e i loro testicoli) un simbolo di prosperità e fortuna, in grado di aumentare le ricchezze, e proprio per questo motivo molti negozi e ristoranti hanno iniziato a esporre all’entrata piccole statue rappresentanti questi animaletti con cappello di paglia in testa, bottiglia di sakè sotto il braccio e un bel pancione. Sicuramente anche a voi sarà capitato di vederli davanti ad alcuni ristoranti giapponesi, anche in Italia.
Vediamo ora alcuni modi di dire che hanno per protagonista il simpatico cane procione.
捕らぬ狸の皮算用
[toranu tanuki no kawazan’yo]
Potremmo dire per semplificare “non dire tanuki se non l’hai nel sacco” XD
Letteralmente infatti significa “fare calcoli (su quanto valga) la pelle del tanuki senza averlo catturato”. L’equivalente del nostro detto in italiano: vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Vale a dire, fare affidamento, o meglio pensare di disporre di un bene prima ancora di averlo effettivamente ottenuto. Se vediamo bene il proverbio giapponese e italiano sono molto simili, in pratica identici. Il detto “vendere la pelle dell’orso” si riallaccia a una favola attribuita a Esopo, ripresa poi da La Fontaine, in cui si narra di due amici che, per risolvere i loro problemi economici, decisero un giorno di andare a caccia di orsi, la cui pelle era molto pregiata e richiesta. Mentre si avviavano verso la foresta cominciarono a fare progetti su come impiegare il denaro che avrebbero ricavato, e già si vedevano ricchi quando dal folto del bosco uscì improvvisamente un orso gigantesco. I due cacciatori fuggirono terrorizzati, e i loro piani naufragarono miseramente lasciandoli poveri come prima. Come abbiamo visto anche la pelle del tanuki era considerata di gran valore, visto il suo impiego nell’impresa metallurgica e l’idea che portasse una gran fortuna, tanto da spingere in molti a utilizzarla per la realizzazione di portafogli e amuleti da vendere.
狸寝入り
[tanuki neiri]
Letteralmente: sonno da tanuki. Vuol dire far finta di dormire.
Come dicevo, in alcune storie il tanuki viene dipinto come un animale timido e impaurito, e può capitare che se accade qualcosa di spaventoso o di scioccante, perda temporaneamente i sensi e sembra che dorma. Dal momento che si è sempre pensato che il tanuki cerchi di imbrogliare gli esseri umani, anche questa immagine dell’animale privo di sensi ha iniziato a essere considerata come un inganno del tanuki, da qui il detto “sonno da tanuki“, cioè far finta di dormire per evitare situazioni spiacevoli.
たぬきそば・うどん
[tanuki soba-udon]
Ricordate? Anche le volpi, kitsune, hanno un loro piatto di soba/udon. In realtà, quella che a Tokyo chiamano kitsune soba, a Osaka viene chiamata tanuki soba. Ma c’è anche un’altra differenza, infatti quest’ultima si distingue per la presenza di un altro ingrediente, cioè il tenkasu 天かす, vale a dire la pastella fritta senza pesce o verdura, solo acqua e farina (di norma, lo scarto del tempura). Lo stesso piatto a Osaka viene chiamato Haikara Soba.
狐と狸の化かし合い
[kitsune to tanuki no bakashiai]
Chiudiamo con questo modo di dire che ha per protagonisti i due animali “ingannevoli” del mondo mitologico giapponese. Come abbiamo visto, infatti, sia kitsune che tanuki vengono considerati due animali che si divertono ingannare l’uomo, quindi letteralmente la frase significa che kitsune e tanuki si stregano/si imbrogliano a vicenda. In pratica, è quando un furbo cerca di raggirare uno più furbo di lui. In italiano probabilmente il modo di dire che più si avvicina al significato della frase giapponese è “andare a rubare in casa di ladri”, nel senso appunto di un imbroglione che cerca di raggirare un altro imbroglione.
Anche per oggi è tutto, alla prossima! 🙂