Nekojita, e altre espressioni idiomatiche giapponesi

Oggi vi parlerò di alcuni modi di dire giapponesi, in particolare quelli composti dal nlingue di gattoome di un animale e dal nome di una parte del corpo. In giapponese esistono varie parole di questo tipo, uno degli esempi che ho sentito più di frequente, specie in riferimento a noi occidentali, è nekojita (猫舌), composta da due parole: neko () che vuole dire gatto e jita (sonorizzazione di shita ), cioè lingua, quindi letteralmente vuol dire “lingua di gatto”. Ovviamente, non si riferisce a nostri biscotti (vedi immagine di fianco…gnam!), ma si tratta di un’espressione usata per riferirsi a quelle persone che non riescono a bere o a mangiare cose bollenti. In italiano non esiste un equivalente, probabilmente perché non abbiamo il bisogno di definire le persone che non tollerano cose bollenti, al contrario dei giapponesi, piuttosto abituati alle temperature mooolto elevate! Non credo ci sia bisogno di spiegare il perché viene usata la lingua di gatto, animale notoriamente poco amante delle alte temperature…!

Ahia, bruciaaa!
Ahia, bruciaaa!

Altri esempi di parole così composte sono torihada   (鳥肌), letteralmente pelle (hada ) di pollo (tori ), usato per la reazione della pelle al freddo e quindi equivalente al nostro “pelle d’oca”; nekoze (猫背), cioè schiena (ze ) di gatto (neko ), usato per indicare una gobba, o una schiena curva;  o ancora washibana (鷲鼻), letteralmente naso aquilino (da washi  cioè aquila, e bana, sonorizzazione di hana  , cioè naso) e ganimata (蟹股), cioè gambe arcuate (o “da granchio”, kani ).

Anche in italiano esistono dei modi di dire simili che fanno uso di nomi di animali e parti del corpo. Ho fatto prima l’esempio della metafora “pelle d’oca” che trova un perfetto equivalente in giapponese, o anche “naso aquilino”, traduzione letterale del termine giapponese. Altri esempi che mi vengono in mente sono “occhio di lince (o di falco)”, in riferimento a una persona dotata di vista acutissima (la lince infatti ha un’ottima vista), oppure “vitino di vespa”, usato per descrivere una persona dalla vita molto sottile, o “piedi a papera”.

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.