Giappone al cinema: A tale of samurai cooking

Anche quest’anno si è svolta la rassegna dedicata al cinema e alla cultura giapponese nell’ambito dell’Estate Romana: quella che anni fa era conosciuta come un’Isola del Giappone, e ora invece è chiamata Estate Giapponese. Mi spiace dirlo, ma più passano gli anni, più la rassegna diventa una pallida imitazione di quello che fu in origine, sarà una questione di budget, di scelta di film poco felice, o un po’ di stanchezza generale, ma ho trovato l’edizione di quest’anno piuttosto sottotono, devo ammetterlo. Detto questo, rimane sempre un’occasione apprezzabile per trascorrere una serata piacevole in un contesto comunque bello, come quello dell’Isola Tiberina, respirando un po’ di Giappone. Ecco, diciamo che sarebbe bello poterne respirare un po’ di più! 🙂

La parte gastronomica in particolare quest’anno è stato piuttosto scadente: un onigiri (perdonatemi, non per vantarmi, ma i miei sono più buoni!) con due alghe e un karaage (tutto contato). Insomma, se ripenso ai deliziosi yakisoba di un paio d’anni fa, o alle degustazioni di sushi, mi viene da piangere! Spettacolare, invece, l’esibizione di wadaiko di Mugen Yahiro, un vero concentrato di energia e ritmo, e interessanti i workshop dedicati all’uso delle bacchette e del furoshiki, entrambe delle belle iniziative che ho visto hanno riscosso successo da parte del pubblico romano.

La distribuzione dei bento: foto tratta dal sito dell'Ambasciata del Giappone a Roma
La distribuzione dei bento.
La bellissima performance di Mugen Yahiro. Foto tratta dal sito dell'Ambasciata del Giappone
La bellissima performance di Mugen Yahiro.

Dicevamo quindi cibo poco, ma abbiamo compensato con la visione del film Bushi no Kondate 武士の献立, A Tale of Samurai Cooking – A true love story, un vero e proprio concentrato di delizie gastronomiche!

a tale of samurai cookingA TALE OF SAMURAI COOKING

(2013) Regia di Asahara Yūzō. Interpreti: Ueto Aya (Haru), Kōra Kengo (Yasunobu), Nishida Toshiyuki (Dennai)

Film storico, ma anche d’amore, tanto cibo ma poca sostanza. Voto **1/2

Le premesse per un bel film c’erano tutte: uno sfondo storico interessante (Feudo di Kaga in epoca Edo), un aspetto poco conosciuto di quel periodo (quei samurai che ormai, in un lungo periodo di pace come fu l’epoca Edo, non erano più guerrieri, e avevano sostituito la katana con il coltello da cucina), una storia d’amore e di crescita, e soprattutto il cibo. Eppure tutto questo messo insieme non ha funzionato, finendo col creare una storia piuttosto “sciapa” che non decolla mai veramente.

La trama di per sé è carina: Haru (Ueto Aya), vero fulcro della narrazione, è una donna di umili origini e dal carattere ribelle, con un vero talento per la cucina. Funaki Dennai, a capo di una famiglia di cuochi samurai al servizio dei Signori di Kaga da generazioni, la convince a sposare il proprio figlio Yasunobu, un disastro in cucina, per trasformarlo in un cuoco provetto e poter così continuare la tradizione di famiglia. Yasunobu però non accetta di buon grado la situazione. Da sempre uomo d’arme, dopo la morte del fratello maggiore si ritrova a ereditare il suo ruolo di capo cuoco samurai, vivendo il passaggio dalla spada al coltello da cucina come un’onta. Tuttavia, grazie alla sua devozione (e pazienza), Haru riesce lentamente a convincerlo ad accettare i suoi insegnamenti, permettendogli addirittura di ottenere una promozione.

©2013 “A Tale of Samurai Cooking” Film Partners
©2013 “A Tale of Samurai Cooking” Film Partners
©2013 “A Tale of Samurai Cooking” Film Partners
©2013 “A Tale of Samurai Cooking” Film Partners

Quando poi a Dennai si presenterà l’occasione di organizzare il banchetto per l’insediamento del nuovo signore di Kaga, Yasunobu, che fino ad allora stava pensando di partecipare a una cospirazione armata per rovesciare il signore del feudo, proprio grazie all’intervento di Haru si troverà ad assumersi le proprie responsabilità, e a realizzare insieme al padre un banchetto indimenticabile.

Il film è ispirato alla vera storia di una famiglia di cuochi samurai della provincia di Kaga (corrispondente all’odierna prefettura di Ishikawa, il cui capoluogo è Kanazawa), i quali sopravvissero a numerosi tumulti e disordini grazie alla straordinaria reputazione di cui godeva la loro cucina. Ancora oggi la regione è famosa per la sua ampia varietà gastronomica e i piatti raffinati, che competono con l’arte culinaria di Kyoto.

©2013 “A Tale of Samurai Cooking” Film Partners
©2013 “A Tale of Samurai Cooking” Film Partners

La storia tuttavia incede piuttosto lentamente, anche la parte più strettamente storica legata alla cospirazione risulta poco chiara e slegata dal resto della narrazione, e i personaggi appaiono delineati in maniera piuttosto approssimitiva e stereotipata (questo abbastanza comune nella letteratura e filmografia giapponese in realtà). Insomma, mi è sembrato tutto piuttosto incosistente e allo stesso tempo poco “leggero” e godibile (il film ha giusto un paio di scene divertenti), non riuscendo così a funzionare né nella ricostruzione storica, né nella storia d’amore. Le scene finali scorrono via in maniera piuttosto sbrigativa, dopo averla tirata per le lunghe per quasi 2 ore, lasciandoti alla fine con un senso di insoddisfazione generale (oltre che un forte appetito! 🙂 ). Sono onesta, da come me ne avevano parlato, mi aspettavo qualcosa di più, e alla fine si è rivelata una delusione. Quello che salvo è sicuramente la magnifica presentazione dei piatti cucinati, specie nel banchetto finale, e tutte le scene legate alla preparazione dei piatti, inclusa la sfida che Haru propone al marito sul taglio del pesce: si percepisce forte l’amore di Haru per la cucina (forse l’unica storia d’amore del film davvero riuscita), quella cura e l’attenzione ai dettagli tipiche della cucina nipponica.

Tutte le foto dell’evento sono tratte dal sito dell’Ambasciata del Giappone a Roma, qui il link per vedere tutte le foto delle due serate: Estate Giapponese 2015

Daniela

Yamatologa per caso, traduttrice per passione, sognatrice di professione. Un vita in bilico tra Roma e il Giappone, e una passione per la fotografia, la cucina, i libri e i gatti.

6 Comments
    1. 😀 Per fortuna ormai ci sono diverse manifestazioni in giro per l’Italia dedicate al Giappone, probabilmente anche di più belle!! 🙂
      Poi hai visto Quando c’era Marnie? O devi ancora andare?

  1. Ciao Daniela!
    Ieri sera ce l’ho fatta e ho visto “Quando c’era Marnie” 😛
    Straordinario, poetico, delicato, commovente, drammatico, tenero, coinvolgente, sorprendente con i suoi magnifici personaggi, le sue atmosfere misteriose, la sua storia misteriosa e i suoi fondali dipinti da paura <3
    Insomma, ennesimo capolavoro dello Studio Ghibli <3
    Bacio
    Sid

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